Chiesa SS. Trinità
Non sappiamo se sia attendibile la notizia che già anticamente sorgesse un tabernacolo o un minuscolo oratorio dedicato alla SS. Trinità sul monte “dei Borghesi”, che nel Seicento fu poi chiamato della Trinità dal titolo della chiesetta sorta allora e di cui si ignora tutto, finora, circa la sua costruzione.
È però certo che nel 1621 una nuova chiesetta venne benedetta dall’arciprete Ballerini ed era una chiesa montana. Oggi la Chiesa della SS. Trinità si trova inserita nel tessuto urbano di Locarno. Se però ammiriamo le antiche vedute o i disegni ottocenteschi conservati nel ricco e prezioso archivio della nostra Corporazione, vediamo che in origine era un edificio isolato sul monte a ridosso del borgo di Locarno. La Chiesa della SS. Trinità si trova su un piccolo pianoro, vicino al limite superiore di quella che era la zona coltivata a vite e ad alberi da frutto della cosiddetta “montagna borghese”. In origine, come citato, fu probabilmente un piccolo oratorio o un tabernacolo, come ce n’erano numerosi lungo i sentieri, nei campi, sui monti. Si trattava di luoghi di sosta e di preghiera, in cui tradizionalmente si incontravano l’attività agricola e la vita spirituale.
Nonostante la sua lontananza dal Borgo, la Chiesa della SS. Trinità è ed era strettamente legata alla vita del borgo di Locarno. Le “arti”, cioè le Corporazioni di mestiere, fecero a gara tra di loro per decorare la chiesa con grandi quadri eseguiti in buona parte dal pittore Baldassare Orelli. Nel 1647 essa ricevette una prima donazione dai facchini locarnesi lavoranti a Livorno. In seguito quelle dei muratori e dei fabbri ferrai con un quadro di S. Antonio (1715); seguono i falegnami con una tela di S. Giuseppe (1716); i carratori con una tela dell’Assunta e dell’Annunziata (1717); i macellai con 5 tele (1717); i muratori con una tela (1718); i sarti con una tela della Pietà (1721). L’elenco è purtroppo incompleto per la scomparsa non solo di documenti, ma anche di parecchie opere.
Nel 1663 venne istituita la Confraternita borghese dei Trinitari, chiamata comunemente la Confraternita del Riscatto, grazie all’appoggio e alla savia ed autorevole direzione del barone Giovan Antonio Marcacci e dei fratelli Catti: il primo come Protettore e i secondi come Amministratori. L’ordine dei Trinitari per il riscatto ha origini medioevali. Ma per il riscatto di cosa? Degli schiavi. Tutta l’area mediterranea, dal primo Cinquecento sino agli albori del XIX secolo, subì imprese predatorie dei corsari barbareschi, cioè marinai mussulmani – maghrebini e ottomani. Per la sua collocazione geografica al centro del Mediterraneo, forte fu il coinvolgimento dell’Italia, le cui popolazione costiere dovevano convivere con la costante minaccia di improvvise incursioni dal mare. Ma la stessa minaccia c’era per colui doveva viaggiare per mare. Chi veniva catturato veniva posto in schiavitù e il modo più frequente per tornare in liberà era pagare un riscatto. I ricchi potevano riscattarsi da soli, mentre i meno ricchi dovevano sperare in un qualche intervento della carità pubblica. Da qui la fondazione delle Confraternite del Riscatto, una delle quali è nata appunto per volontà e devozione de “li Signori Borghesi”.
Questa Confraternita esiste tutt’ora, ed ogni anno nella festa della SS. Trinità, che si celebra nella chiesa a lei dedicata, si raccoglie l’obolo della carità degli ascritti.
Collegata con la confraternita, nel 1663, fu istituita la sagra annuale della Trinità, con l’obbligo per le famiglie borghesi di prendere parte alla processione, partendo dalla Chiesa S. Antonio per salire la via dei Monti e giungere alla Chiesa della SS. Trinità, con almeno un proprio membro, pena una multa. L’emblema dei Trinitari (una croce dai colori rosso e blu) si ritrova in molti atti; fino all’inizio del 1900 questo emblema è raffigurato nella bandiera della Corporazione assieme al toro.
Si constata dunque come la Chiesa della SS. Trinità posta sul monte sopra la nostra città ha un legame col vasto mondo e testimonia situazioni storiche che travalicano la realtà locale.
Nel frattempo presso la chiesa era sorto anche l’eremo abitato da religiosi o laici, cioè custodi (detti comunemente “Eremiti”), che vi abitavano con permesso della Vicinanza Borghese, per il servizio e la custodia della Chiesa medesima.
La chiesa venne restaurata e ampliata. Nel 1866 vennero aggiunti il portico e la cantoria con la facciata tuttora esistente. Nel 1867 venne rinnovata la decorazione delle pareti (Agostino Balestra). Nel portichetto vi è la tomba di un eremita e la facciata esterna del pilastro settentrionale porta la scritta di un Caneparo “Bartolome Cat/Cane/par”. La chiesa era composta da tre altari: quello maggiore trasferito nel 1881 dalla Chiesa di S. Maria in Selva e due laterali. Il quadro raffigurante la SS. Trinità nel mezzo dell’ancona sopra l’altare maggiore fu dipinto dal prof. Damaso Poroli di Ronco s. Ascona attorno al 1890. Decorazioni e fregi furono in parte sostituiti all’inizio del 1900 da due grandi medaglioni, uno raffigurante la Madonna di Re, l’altro con la SS. Trinità, per opera dello stesso pittore.
Nel secolo appena trascorso il quartiere dei Monti si è progressivamente trasformato da zona agricola con poche case a rustici in un quartiere abitato e dal 1945 nella casa dei Borghesi annessa alla chiesa si insiedò la scuola del quartiere, fino a quando fu costruito da parte del Comune un edificio appositamente adibito a scuola.
Negli anni ’70 la casa è stata trasformata in ristorante e oggi diventato un ristorante gourmet.
Gli ultimi interventi allo stabile della chiesa risalgono agli anni 1990-1992. Si è intervenuti per arginare l’infiltrazione di umidità della muratura esterna, consolidare la parte nord e ritinteggiare l’interno della chiesa tralasciando la volta.
Il tetto della chiesa e dello stabile annesso è stato completamente rifatto in piode nell’anno 2001.
E negli anni 2013-2014 lo stabile annesso fu completamente rinnovato ed ampliato.
Nel 2022, cioè con un anno di ritardo a causa della pandemia, la Corporazione Borghese di Locarno ha festeggiato il 400° anniversario dalla nascita della chiesa.
La Chiesa è aperta ogni sabato mattina per la celebrazione della Santa messa e su richiesta.
Quadreria
Nelle due chiese di Santa Maria in Selva, di cui oggi rimane solamente il coro, e della Santa Trinità ai Monti sopra Locarno, vi erano appese 25 tele: 6 seicentesche, di cui una di Lodovico Borrani (1617), mentre le altre di anonimi popolaresco; 16 settecentesche, di cui 14 di Antonio Badassare Orelli e 2 di anonimi popolaresco; 3 ottocentesche, di cui 2 di Giovanni Antonio Vanoni ed una di Damaso Poroli.
In data 31 agosto 1994 il Dipartimento del territorio, su proposta della Commissione cantonale dei monumenti storici ed artistici, iscrive tutte le tele nell’elenco dei monumenti storici ed artistici del Canton Ticino.
Nel 2001 il Congresso, visto il continuo degrado di queste tele, decide di procedere a tappe per il loro restauro. Si è iniziato dalle tre tele che già si trovano nella chiesa.